Impronta incontra Quattropiùlab: un percorso nella funzionalità degli spazi attraverso i principi dell’architettura del Novecento

 

“In un momento storico nel quale vi è una perdita di identità dell’architettura, a causa della crescente omologazione ai fenomeni mediatici e la caduta di senso e finalità di un significato oggettivabile del progetto di architettura, nei nostri progetti cerchiamo di riproporre i principi dell’architettura moderna.”

Strettamente legati a questo movimento e alle correnti che da esso si sviluppano, gli architetti Paolo Antonio Piccin e Enrico De Conti fondatori di Quattropiùlab, ripercorrono alcuni dei principi architettonici del Novecento per l’ideazione dei loro progetti. Il filo conduttore di questo percorso a ritroso nel tempo è la funzionalità degli spazi:

  • Liberi e variabili in architettura moderna
  • Connessi all’ambiente esterno per l’architettura organica
  • Ampi, puliti e luminosi nel Minimalismo.

 

 

Il loro approccio segue dunque i concetti dell’architettura moderna, più nello specifico di quella organica, che si sviluppa tra l’inizio e la metà del Novecento, raggiungendo la massima espressione nel decennio 1920 – 30.
Mies e Wright, Alvar Aalto, e in Italia Soleri, Zevi, Nervi, ne sono i punti di riferimento, per come hanno saputo trasformare le funzioni e le forme dell’architettura, rivoluzionando la progettazione degli spazi attraverso la creazione di un rapporto diretto tra edificio e scopo, superando il concetto ottocentesco di interni rigidi e chiusi.

Secondo i principi dell’architettura organica i materiali utilizzati devono essere in risalto con le caratteristiche proprie alla loro natura, legandosi al sistema costruttivo. L’utilizzo di pochi materiali, ripetuti internamente ed esternamente favorisce la creazione di un linguaggio architettonico comune, che insieme alla giusta proporzione tra gli elementi e le proprie caratteristiche intrinseche, garantiscono un armonioso risultato.

 

 

“La luce è elemento vitale, senza essa non esisterebbe nulla. La luce illumina e riscalda, crea ombre, profondità. Diventa architettura nel senso che ne disegna gli spazi e gli ambienti” ci dice Piccin, facendo riferimento alla continuità tra interno ed esterno dell’edificio tipica dell’architettura di Wright, in cui pareti e aperture sono elementi partecipi di un unico sistema spaziale, che garantiscono una connessione con il paesaggio circostante.

Le linee pulite e semplici utilizzate nei progetti di Quattropiùlab sono in parte riconducibili al Minimalismo del ventennio 1960-1980, che offre dal punto di vista estetico, armonia e ordine, restituendo una forma di bellezza purificata ed essenziale.
Nato come reazione ad una società consumista, dove materialità, eccesso, apparenza ed esteriorità sono principi che hanno preso sempre più piede, tende a voler spogliare l’oggetto architettonico da ogni elemento decorativo, per ricercare ciò che è autentico. L’obiettivo che ne deriva è l’essenzialità della struttura, raggiungibile attraverso la rimozione di tutti gli elementi superflui e dei dettagli inutili, per dare priorità all’equilibrio delle varie componenti e all’armonia della struttura.

 

 

Sposando i principi dell’architettura moderna, De Conti e Piccin abbracciano anche parte di questo pensiero minimalista, ma si distaccano dalla filosofia della corrente contemporanea più estrema, sviluppatasi con l’avanzamento tecnologico e costruttivo, riconducibile alle opere di Gehry o di Zaha Hadid, legata principalmente alla ricerca della forma.

L’eliminazione degli elementi decorativi unicamente fini a se stessi, che quindi non contribuiscono alla corrispondenza tra materiali e sistemi costruttivi, avviene anche in Casa BR, mettendo al primo posto la funzionalità dell’edificio, e non la sua mera forma.
Allo stesso modo la ricerca della purezza delle forme, compatte ed essenziali (che nascondono gli elementi disturbatori quali grondaie, pluviali ed impianti) e la semplicità delle linee, sono legate anche al concetto di efficienza energetica e bioarchitettura: lo spazio architettonico deve essere efficiente ed ergonomico. Per questo, posizione e forma della casa sono stati individuati secondo l’orientamento solare (e il conseguente irraggiamento solare) e il rapporto tra interno ed esterno.

 

 

Piccin e De Conti ripropongono questi principi, reinterpretandoli in chiave Quattropiùlab.
Casa BR presenta una pianta ad L, ed è composta da tre volumi indipendenti: uno a due livelli con copertura a falde asimmetriche; uno ad un livello che si estende lateralmente rispetto al primo, con copertura piana che nasconde gli impianti tecnologici.
Gli spazi interni sono molto aperti, ma non immediatamente percepibili, articolati tramite pieni e vuoti che creano i diversi ambienti. La cucina è legata alla sala da pranzo sia internamente che esternamente, ma in uno spazio separato, allo stesso modo il soggiorno è all’interno dell’open space, ma la sua privacy è garantita dal suo posizionamento dietro agli ambienti accessori della casa.
Le ampie vetrate dell’edificio inquadrano i generosi spazi verdi del lotto, creando un continuum tra interno ed esterno, favorito anche dalla continuità dei materiali impiegati. Serramenti in alluminio (della collezione Aluxima e Xtravision) e pavimenti dai toni freddi, contrastano con il calore e l’eleganza del legno impiegato nel soffitto dogato, nei complementi d’arredo e nei rivestimenti esterni.

 

 

Quattropiùlab intraprende per ogni realizzazione, come per casa BR, questo percorso attraverso la storia dell’architettura, reinterpretandone e rielaborandone i principi in chiave contemporanea, ponendo sempre al centro del progetto personalità, necessità e desideri di chi ne vivrà gli ambienti, secondo la loro filosofia progettuale.

 

Impronta incontra Didonè Comacchio Architects: nuovi orizzonti in equilibrio

 

“Se una casa è solo bella, non è più bella. In architettura funzione e contesto si devono combinare con lo stile per raggiungere appieno lo scopo”.

A enunciare questi tre valori fondanti è Paolo Didonè, architetto classe 1983 co-titolare dello studio Didonè Comacchio Architects di Rosà, in provincia di Vicenza. Ogni progetto è un complicato esercizio che deve far convivere con precisione matematica la struttura, l’inserimento nel tipo di ambiente urbano o extraurbano circostante e il concept. Quest’ultimo a sua volta deve risultare dalla sintesi tra le idee del committente e quelle dell’architetto: e più le due visioni combaciano, meglio si svilupperà il progetto. Il processo è quindi intricato, ma sempre sfidante, le variabili in gioco sono molte, e vanno governate, per poter mantenere le linee progettuali lineari e coerenti.

 

Lo stile al servizio del progetto, mai il contrario.

 

 

 

“Ogni linea che cerchiamo di fare deriva da uno studio approfondito sull’utilità, sul perché serva: ogni cosa ha un significato, se non ce l’ha non serve – dichiara Didonè -.
Le componenti di un progetto sono sempre incastrate, non possono mai essere slegate: è come un’equazione, al variare di un fattore deve variare anche l’altro, non si parte mai solo dalla funzione, come non si parte mai solo dalla “forma” che si vuole dare alla casa: il concept deve sposarsi con la realizzazione, con il contesto e con i futuri inquilini”.

 

Equilibrio dunque come elemento distintivo.

 

 

A Paolo Didonè non piace troppo l’etichetta “minimalista”, proprio perché la visione sua e del suo studio può talvolta apparire minimale, ma in realtà non è così:

“Più che minimal, il nostro è un processo di sintesi, di ottimizzazione del modo di lavorare e degli elementi che andiamo a realizzare. Pochi ornamenti e poche sovrastrutture, ma questo non significa essere minimal. Credo che un termine che ci rappresenti sia equilibrio. Ci vuole il giusto bilanciamento tra tutti i fattori e le variabili: solo allora nasce un bel progetto, se invece uno degli elementi tra funzione, contesto e stile è predominante, si provoca una stonatura, la vista non risulta più gradevole e quindi qualcosa non funziona. Quando non c’è equilibrio non c’è più la bellezza”.

 

Orizzontalità e il progetto House NF

 

 

E se pensando all’equilibrio viene subito in mente una bilancia, non è forse un caso che un elemento ricorrente dei progetti dello studio vicentino sia l’orizzontalità: residenze sviluppate in larghezza piuttosto che in altezza, che rispecchino la vision sia di Didonè e Comacchio, sia quella dei committenti.

Un caso esemplare è quello della House NF, a Bassano del Grappa.
La casa nasce da un’attenta analisi del contesto: l’area, situata ai piedi delle Alpi, propone verso nord un’interessante vista sul Monte Grappa, mentre a sud, sopra le chiome di un lungo uliveto, si può scorgere il centro storico di Bassano del Grappa. L’edificio si snoda su due corti verdi, una di ingresso e una che dà verso il giardino. In mezzo al tetto verde fa capolino un piccolo volume semplice dove trova spazio uno studiolo che si apre su una piccola terrazza panoramica.

“L’house NF – commenta l’architetto – nasce intanto da una assoluta comunanza di intenti: la committente, infatti, è un architetto e quindi fin da subito abbiamo parlato la stessa lingua e già le richieste iniziali erano ben definite. Una cosa su cui ci siamo trovati subito d’accordo era quella di cercare una compenetrazione con il contesto naturale, quindi il verde all’interno della casa. Quella zona, tra l’altro, è super vincolata: non si può piantare neanche un albero, quindi abbiamo voluto valorizzare la pianta, incastonandola in un cortile e creando con una finestra un vero e proprio quadro naturale dinamico, che cambia con la stagionalità e con le diverse condizioni meteo. Inoltre, abbiamo creato un elemento sommitale per enfatizzare la vista sul suggestivo uliveto che c’è a fianco. Non solo: da questo primo piano si ha una vista a 270 gradi che abbraccia il centro storico di Bassano, la Val Sugana, il massiccio del Grappa. Il concept della House NF nasce dalla volontà di valorizzare il verde, di creare un dialogo, ma poi è stato sviluppato insieme alle altre necessità del cliente e tenendo conto dell’intero contesto urbano”.

 

House NF, riflessione sulla materia

 

L’house NF ha imposto una riflessione anche sulla materia.
Gli elementi principali scelti sono stati il legno per richiamare la natura circostante, per alimentare il dialogo, e il calcestruzzo a vista, per creare un contrasto di un certo tipo. “In generale – interviene Devvy Comacchio, l’altro titolare dello studio – nel nostro lavoro ci piace sperimentare i materiali e uno dei vantaggi è che ogni progetto è diverso e ci dà la possibilità di provare tante cose diverse. Ogni tipo di superficie ha delle sue peculiarità e ogni contesto può richiamare l’uso di un materiale piuttosto che di un altro. Per noi il materiale è un elemento caratterizzante del progetto e va declinato a seconda di quello che serve, è chiaro che una cosa non va snaturata, ma va interpretata a seconda della sua fruizione finale. Il materiale ti aiuta anche ad esprimere il concetto che vuoi, nel senso che usare un vetro, usare un acciaio, usare un cemento, usare una pietra, usare un legno esprime diversi concetti.”

 

House NF, la firma di Impronta

 

“È bello studiare il materiale, capirlo e poi proporlo in base a quello che devi esprimere”.

Abbiamo infatti assistito gli architetti disegnando dei serramenti che si inserissero nel contesto di questa struttura orizzontale, per esaltarne il design e l’intero studio fatto sui quadri dinamici dell’albero, degli ulivi e del Monte Grappa. In particolare, abbiamo fornito due soluzioni in alluminio come Aluxima Plus e Xtravision Plus, linee essenziali che sposano lo stile della residenza, diventando elementi distintivi di House NF.
Una selezione di elementi coesi e di qualità, dunque, pensati per donare ad House NF quell’equilibrio e quell’armonia ricercati. dallo studio Didonè Comacchio Architects.

 

Fenomenologia della trasparenza: incontro con l’architetto Duilio Damilano

“Un progetto che si inserisce in un contesto territoriale deve essere prima di tutto accogliente. Avete capito bene, non accolto, ma accogliente. Deve cioè porsi in ascolto della natura e dell’ambiente circostante e farlo suo, integrarlo, ospitarlo, lasciarlo entrare”. È la visione di Duilio Damilano, architetto e founder di Damilano Studio.

 

Damilano espone la sua idea di architettura allo stesso modo in cui un letterato espone la sua poetica: “Prima di tutto io porgo massima attenzione al territorio. E quindi parto dai materiali tipici del luogo e dallo stile locale. Poi lavoro sullo stimolare tutti i sensi, dalla vista al tatto, dall’udito all’olfatto. Cerco di creare un’empatia, una casa “aperta” verso l’esterno che consenta la vista sul giardino, sul panorama esterno, al cielo. La mia architettura abbraccia la corrente “vernacolare”, proprio per il rapporto di forti connessioni con il territorio. Connessioni che non devono cedere alle tentazioni di puri esercizi di stile e design fini a sé stessi. Io prediligo sempre i materiali veri, e mai quelli artificiali o da laboratorio. Per me ci vuole trasparenza in quello che fai e costruisci, sempre. Ovviamente questa è la mia visione, ma poi ogni progetto fa storia a sé, e va calibrato con le richieste del committente”.

 

E nel caso de “I giardini di Rita”, progetto al quale ha collaborato anche Impronta, le richieste del cliente collimavano perfettamente con la sua visione: doveva essere una residenza di famiglia contemporanea, ma con richiami all’architettura del luogo e con l’attenzione al territorio. Damilano ha così utilizzato il legno dei boschi limitrofi, declinandolo in modo diverso, e fatto ricorso alle pietre della zona. “La residenza ha un rivestimento ligneo – spiega l’architetto – che dall’esterno entra nell’interno seguendo la falda del tetto e poi esce fuori di nuovo. Ha una funzione interna, una funzione esterna e di nuovo interna con una continuità espressa dal materiale”.

 

La villa poi possiede due giardini diversi ma estremamente vivaci. Il primo, che dà il nome alla residenza “I giardini di Rita”, è di pertinenza, legato alla casa, studiato e progettato nei minimi dettagli. Il secondo, su un altro lato, è un enorme uliveto, nato su un terreno che originariamente era una vigna. “Entrambi gli ambienti aprono un dialogo naturale che la casa deve saper intercettare e alimentare – sostiene Damilano -. Serve ricevere ciò che l’esterno ti comunica. E allora insieme all’architetto Enrico Massimino (con cui collaboro da più di 20 anni e che riesce sempre a dare perfetta aderenza alle mie idee) abbiamo progettato una casa fatta di trasparenze, che permettano di entrare in rapporto con questi ambienti”.

 

 

E qui entra in gioco Impronta, che con le sue soluzioni custom made ha permesso l’installazione di grandi superfici vetrate. “La prima volta che ci siamo incontrati con Impronta – racconta l’architetto – mi hanno portato a vedere una villa fatta precedentemente, più squadrata e imperiosa, ma addolcita da queste pareti opache ricoperte con queste vetrate. Mi piaceva che si potesse ragionare su vetrate molto ampie anche perché io non capisco tutti quei progetti in cui si blindano le persone dentro casa e poi si ricercano soluzioni tecnologiche per far arrivare l’aria. La tecnologia è fondamentale, ma deve essere al servizio, non deve mai essere autoriferita. Impronta mi ha dato quello che cercavo, mi ha permesso di “stare aperto” e di non barricare il committente in casa, grazie alla possibilità di installare grandi vetrate scorrevoli”.

 

Queste grandi finestre e le loro performance tecniche e di isolamento sono forse la massima espressione del concetto di trasparenza tanto caro alla “poetica” di Damilano. “Quando parlo di vetrate – racconta l’architetto – mi viene sempre in mente l’esempio del recupero di vecchi fienili: luoghi ideali in cui inserire delle grandi finestre negli archi per creare una compenetrazione continua tra la campagna e il rudere. D’altronde – conclude Damilano – il concetto architettonico dell’accoglienza di cui parlavamo all’inizio, è sempre e comunque una questione di trasparenza”.

Impronta Experience, al via i nuovi eventi targati Impronta

 

A partire da ottobre 2022 Impronta presenterà una serie di eventi dedicati alle tendenze dell’abitare in collaborazione con studi di architettura, realtà di interior design e di progettazione. Un vero e proprio osservatorio per abbracciare i differenti linguaggi e capire le nuove richieste del mercato grazie alla partecipazione di relatori d’eccezione. Un momento di confronto e di relazione per lasciarsi ispirare e motivare.

 

Life frames: percorsi dell’abitare”

 

Con un approccio e un linguaggio nuovo l’Arch. Giorgio Grandi ci accompagnerà nel racconto di come sta evolvendo il mondo del design e dell’arredamento, esplorando le tematiche più interessanti e i cambiamenti in atto nei prossimi anni.
Una conversazione coinvolgente e una riflessione collettiva per aziende e professionisti.

L’evento è rivolto particolarmente ad architetti, ingegneri, designer e professionisti del settore.

 

Chi ci accompagnerà in questo viaggio?

Arch. Giorgio Grandi

 

Architetto, interior designer e strategist, titolare dello studio GGA di Milano che si occupa di Architettura, Interior Design e Styling applicato al progetto-prodotto. Progettista per il mondo Corporate di eventi, installazioni e concept volti alla sperimentazione applicata di materialità e linguaggi contemporanei. E’ coordinatore e docente del Master IED Milano di Interior design.

 

Location

Atelier Impronta, Via Roma, 37, 31020 Lancenigo (TV)

 

Date passate

11 ottobre 2022
8 novembre 2022

 

Prossime date

9 febbraio 2023 h. 15

 

Gli eventi sono a numero chiuso. Necessaria la prenotazione.

 

Per avere informazioni sugli eventi Impronta vi invitiamo a contattarci al numero 0422.6066 o inviare una mail a info@impronta.info

 

La riscoperta del rapporto tra uomo e natura in architettura: la biofilia

Il climate change che stiamo vivendo suggerisce interrogativi profondi a ognuno di noi sul rapporto che abbiamo con la natura e l’ambiente circostante. La risposta a questo processo, che pare inarrestabile, è racchiusa nel macro concetto di sostenibilità ambientale, criterio fondamentale di questa epoca storica, sempre più presente nel quotidiano dei consumatori, delle logiche produttive delle industrie, delle scelte politiche, dell’abitare.

 

E a proposito di abitare, si sta facendo sempre più strada in architettura una tendenza che parte da lontano e che al centro colloca il rapporto con la natura. Le ansie derivanti da un ambiente sempre più antropizzato e sconvolto dai cambiamenti climatici da un lato, e il ripensamento dei propri spazi domestici dopo la scottante esperienza della pandemia dall’altro, hanno spinto verso una riscoperta della natura, un approccio architettonico che veda l’ambiente non come contorno, ma come parte integrante del progetto.

Questa nuova tendenza ha un nome: biofilia, letteralmente “amore per la vita”, convenzionalmente “amore per la natura”. E come dicevamo parte da lontano. A codificarla per la prima volta fu, nel 1984, lo studioso Edward O. Wilson che la definì così: “L’innata tendenza a concentrare la nostra attenzione sulle forme di vita e su tutto ciò che le ricorda e, in alcune circostanze, ad affiliarvisi emotivamente”. Secondo Wilson, l’uomo ha una atavica empatia verso la natura, un’affinità intrinseca, maturata e sedimentata nei milioni di anni in cui viveva direttamente negli spazi naturali. Una convivenza equilibrata e rispettosa, prima che l’avvento della tecnologia e dell’urbanizzazione ribaltasse questo rapporto. Ma la propensione umana verso la natura resta un fatto istintivo.

Come si declina in architettura il concetto di biofilia? Con approcci progettuali orientati a stimolare questa predisposizione latente delle persone a porsi in sintonia con la natura, con lo scopo di innescare processi virtuosi in grado di aumentare il benessere interiore. La psicologa ambientale Rita Trombin in un’intervista al Corriere Living fissa i punti di partenza: “Serve lavorare su viste, prospettive, materiali, odori, aromi, suoni. In un’ottica multisensoriale che ci permette di connetterci alla natura”. A ispirare forma, orientamento e materiali deve essere innanzitutto il paesaggio circostante. Il progetto deve cucirsi all’ambiente in cui si colloca in maniera quasi simbiotica, per creare una continuità non solo di paesaggio, ma anche geografica, storica e culturale.

L’architettura biofilica predilige innanzitutto l’illuminazione naturale attraverso l’utilizzo di ampie finestre che permettano di affacciarsi sul mondo e sulla natura che ci circonda, unendo l’indoor all’outdoor. Una natura che si riscopre anche nell’uso dei materiali, come il legno, che più di tutti consente di creare una linea di continuità con il paesaggio circostante. Un materiale che ha la grande capacità, col suo odore e le sue texture, di creare un ambiente sempre accogliente e rilassante e di trasmettere vibrazioni positive, esattamente come nel progetto “Casa di campagna” dell’architetto Dario Scanavacca.

La prospettiva biofilica passa anche attraverso l’interior design, con arredi realizzati sempre con materiali di origine naturale e con colori ispirati alle tonalità del paesaggio circostante. Un’architettura viva, che respira, e non a caso di vitale importanza è anche la qualità dell’aria, la ventilazione naturale e il ricorso alle piante – da curare con grande attenzione e non come meri oggetti di arredo -.

Un modo di progettare e di ripensare il vivere quotidiano che al centro pone sempre e comunque il benessere psicofisico della persona, e la creazione di un habitat in grado di far dialogare l’interno con l’esterno, di far riscoprire l’ “amore per la natura”.

Il legno, materia prima della sostenibilità: incontro con l’architetto Dario Scanavacca

C’è un solo elemento che guida la rivoluzione dei materiali naturali per la nuova architettura degli anni ’20: è il legno. L’unica risorsa in grado di far incrociare due direttrici principali: la sostenibilità e la dimensione domestica del post pandemia

 

Si tratta di uno dei materiali più versatili e più adatti per progetti che puntano a creare una continuità tra interno e paesaggio, a fare da trait d’union tra architettura e natura: il legno, tessuto vegetale destinato a ricoprire sempre più spazio nelle future tendenze per appartamenti, case, villette, residenze di campagna o montagna. I mesi di lockdown hanno innescato, oltre ad un ripensamento degli spazi, anche una spinta verso l’esterno, un bisogno di maggior comunicazione con gli elementi ancestrali per raggiungere più consapevolezza del proprio status di individuo inserito in un contesto naturale, un contesto da “ascoltare” e rispettare. E il legno, unito a grandi vetrate che attirano la luce, gioca un ruolo fondamentale per sostenere queste nuove necessità progettuali.

serramenti - legno - Impronta

Da sempre grande estimatore del legno è l’architetto Dario Scanavacca, titolare dello studio ds_A architettura di Bassano del Grappa. Scanavacca deve gran parte della sua formazione alla lunga collaborazione intrapresa con Sergio Los, figura intellettuale di spicco e tra gli antesignani della bioarchitettura e della bioedilizia. Termini di uso comune oggi, quando si parla di progetti sostenibili e a basso impatto ambientale, ma che Los trattava già 30 anni fa.

architetto Dario Scanavacca

L’approccio che Scanavacca ha nei confronti di ogni progetto è quello di una visione costruttiva ampia: “L’architetto è un professionista – spiega – che deve mettere al servizio del cliente tutta la propria esperienza, tutte le proprie capacità. Deve saper consigliare, deve suggerire e, alle volte, deve anche saper scendere a compromessi. I progetti sono sfide, ma vanno visti anche come opportunità”.

E le opportunità nascono innanzitutto dal contesto nel quale si opera. Sia a livello micro (per il tipo di abitazione che si va a creare o ristrutturare), sia a livello macro (per il contesto ambientale, culturale e industriale della zona nella quale si inserisce l’intervento). Per esempio, è evidente che ogni progetto che nasce nell’area del distretto dell’arredo e del legno subisca certi input che sono diversi rispetto ad altre zone d’Italia, proprio per la possibilità di poter avere “in casa” una intera filiera di eccellenza mondiale. “Mi capita spesso – dice Scanavacca – di lavorare con aziende della zona di Treviso, Vicenza, Padova e Venezia, perché mi sembra quasi naturale, dal punto di vista della conoscenza del territorio e delle competenze uniche che queste realtà sono in grado di esprimere”.

Casa di Campagna - Impronta - interni

A livello di opportunità e tendenze merita poi un discorso a parte il legno, che per Scanavacca rappresenta una sorta di primo amore: “Mio padre aveva una ditta di arredamenti – racconta – e quindi il legno è un materiale con cui mi sono confrontato fin da quando ero bambino. Quando andavo ad aiutarlo, ho sempre avuto a che fare con questo tipo di materiale. Lo adoro. E mi auguro – conclude Scanavacca, proiettando lo sguardo al futuro – che possa conquistare sempre più spazio nei prossimi anni, insieme agli altri elementi naturali, e sicuramente la spinta che arriva da più parti per edifici sempre più sostenibili è un ottimo volano per intraprendere questa direzione”.

Compact - Xtravision Casa di Campagna

Il ruolo del legno, la maggior connessione con la natura e un approccio costruttivo moderno ma che tenga conto del contesto, trovano una sintesi perfetta nel progetto “Casa di campagna” votata dal portale archilovers.com tra i Best Projects 2021.

L’architetto Scanavacca lo racconta così: “Casa di campagna è un progetto molto particolare al quale sono molto legato. Apparentemente è una casa molto moderna, ma in realtà è un esempio chiaro di adattamento al contesto locale che la circonda: per questo progetto avevamo, ad esempio, la necessità di difenderci dalla vista esterna, perché il proprietario richiedeva la giusta privacy, ma anche di valorizzare il panorama bucolico che circonda l’abitazione, caratterizzato da una collina dove spesso pascolano le mucche. La conformazione del fabbricato è quindi nata proprio da determinate esigenze specifiche del luogo. Abbiamo quindi previsto molte vetrate in un lato piuttosto che nell’altro: questo perché la casa è chiusa nel lato nord ed ovest, i lati nei quali bisogna proteggersi dal vento e dall’acqua, mentre è aperta a est e a sud per catturare la luce e il sole naturale, ma anche per godere della vista della campagna. È una casa introversa, nel senso che fugge dalla vista esterna, ma è anche estroversa, poiché nella parte interna e privata è molto aperta. In questo modo si crea un dialogo con il giardino e con l’ambiente circostante”.

Il materiale dominante è il legno: “La Casa di campagna è una casa in legno – sottolinea l’architetto –, è una bioarchitettura. Siamo stati attenti a utilizzare materiali certificati e naturali. Questo è merito anche della committenza che è stata molto attenta, fin dall’inizio, su questi aspetti”.

Fondamentale la collaborazione con Impronta per i serramenti e gli infissi di alta qualità, in grado di fornire alla casa le caratteristiche estetiche e funzionali che richiedeva, a partire dall’efficientamento energetico e dalle grandi vetrate: “La luce naturale per me è fondamentale. La prima cosa a cui penso davanti a un nuovo progetto è trovare la giusta luce naturale. Quando posso, cerco di avere sempre grandi vetrate, le quali sono diventate oggi quasi più performanti rispetto alla muratura. Sono una grande opportunità. Mi affido dunque a specialisti del settore che possano darmi indicazioni sui migliori sistemi di illuminazione e su infissi e serramenti di qualità che agevolino il dialogo tra l’esterno e l’interno”.

Un dialogo tra architettura e natura che, a giudicare dalle tendenze del momento, è destinato ad essere sempre più immanente in un’era contraddistinta da scelte progettuali sempre più sostenibili.

Casa di Campagna - serramenti minimal Impronta

Protezione 3K: una nuova definizione di verniciatura

 

Quando si parla di serramenti, la scelta del legno è spesso la più diffusa: ai tanti vantaggi di questo straordinario materiale si aggiunge l’estetica classica, elegante, mai fuori moda. Un fattore da tenere in considerazione però nella scelta di questo materiale è sicuramente la manutenzione.

La durata, che può essere considerevolmente lunga, è legata soprattutto a questo importantissimo aspetto. D’altronde parliamo di un materiale “vivo”, naturale e mutevole per sua stessa natura. Ecco perché è sempre più importante investire in soluzioni innovative che riducano al minimo la necessità dei clienti di manutentare gli infissi.

Il sistema di protezione 3K è la nostra risposta a questa esigenza.

 

3k: dal concetto di “verniciatura” al concetto di “protezione”

 

Se la verniciatura presuppone l’importanza del fattore estetico, la protezione 3K aggiunge a questo uno scudo protettivo che aumenta la durata del trattamento e difende l’infisso dagli agenti esterni con garanzia di 13 anni di durata.

Le vernici convenzionali tendono infatti a creare una pellicola non traspirante, che con il tempo tende a “spellarsi”, intaccando sia la bellezza che la funzionalità del serramento.

Anche le vernici a base d’acqua, spesso più apprezzate, possono presentare difetti se non accuratamente trattate e stese: essicazione non perfetta, ri-solubilizzazione del film dopo pioggia insistente e blocking – l’adesione indesiderata di due superfici causata dalla vernice-, scarsa resistenza chimica del film. Spesso questo comporta nel lungo periodo un aumento dei costi, soprattutto per la già citata manutenzione.

Ecco perché la ricerca applicata ha prodotto la tecnologia intelligente 3K, a tre componenti: vernice, catalizzatore e sistema elettronico di controllo.

La protezione 3K è costituita da componente A (vernice) e componente B (catalizzatore), inserito al 10%, dove il catalizzatore permette alla vernice di essere incollata al legno e non semplicemente stesa.

 

Il processo di applicazione: come funziona

 

La vernice ed il catalizzatore vengono spinti verso il sistema di miscelazione attraverso le pompe ad alta pressione, mentre i misuratori di flusso rilevano la quantità di vernice ed inviano un segnale al sistema elettronico di controllo, che dosa il catalizzatore in maniera precisa.

I prodotti, perfettamente dosati nella corretta proporzione, passano attraverso la testa di miscelazione che li uniforma e li compatta, preparandoli all’applicazione.

Il processo si conclude infine attraverso un robot antropomorfo, recente acquisizione di Impronta, in grado di applicare la protezione 3K in maniera uniforme e con precisione millimetrica.

 

 

Quali vantaggi garantisce la protezione 3K?

 

• Garanzia 13 anni
• Essiccazione più rapida e riduzione di blocking
• Maggiore durezza superficiale e resistenza ai graffi
• Resistenza chimica superiore
• Superfici più lisce e migliori al tatto
• Maggiore garanzia di durata del film
• Migliore igiene
• Superfici anti-graffiti – eliminabili con del semplice acetone –

 

Perché abbiamo scelto la Protezione 3K?

 

La scelta di adottare il sistema 3K e l’investimento fatto nell’acquisto del sistema di miscelazione automatizzato e del robot antropomorfo rispondono al desiderio di Impronta di assicurare ai propri clienti soluzioni sempre più durature e di facile manutenzione, senza rinunciare però all’inconfondibile estetica.

 

Red grandis, l’essenza delle piantagioni del Sud-America

Cos’è un’essenza?

Si dice che sia “la parte più importante di qualcosa”, la sua sostanza.

In filosofia ciò per cui una cosa è quello che è.

Ecco perché l’essenza per Impronta ha un valore fondamentale: distingue le peculiarità del legno, sia per aspetto che utilizzo e ci permette di progettare realizzazioni versatili e personalizzate. L’importanza del legno nella produzione degli infissi è dunque un criterio centrale perché alla scelta dell’essenza corrisponde una determinata finitura e una linea estetica ben definita.

Della famiglia degli Eucalyptus, originario dell’Australia, il Red Grandis si coltiva principalmente nelle zone del Sud-America, con alberi che raggiungono altezze di 50 mt, ma possono arrivare anche a 80. Raccolto dopo circa 20-25 anni di crescita, l’albero può raggiungere fino a 250 cm di diametro. Il suo colore particolare cattura l’attenzione, variando dal quasi bianco al rosa chiaro o al rosso scuro.

Il suo peso specifico è di 575 kg/mc, che lo rende facilmente lavorabile, ed ha un coefficiente di trasmissione termica di 0,13 W/mK, che assicura performance termiche eccellenti. Resiste bene all’azione degli insetti ed è quindi un materiale che si presta bene anche per uso esterno.

Bellezza naturale, ottimo isolante, duraturo ed espressione di un’estetica accogliente e preziosa, questa essenza ben si presta dunque alla realizzazione dei serramenti Impronta, azienda che vede le sue origini proprio nella lavorazione del legno.

Con il Red Grandis sono notevoli i vantaggi nella progettazione di una soluzione abitativa. Un’essenza dalle caratteristiche uniche, fra cui:

· Versatilità

· Facilità di lavorazione e modellazione

· 100% certificato FSC®

· Estetica assoluta

· Eccellenti performance termiche

· Resistente ad ammaccature e graffi

Noi di Impronta scegliamo le materie con cura e dedizione, perché siano espressione dei progetti dei nostri clienti ma anche l’opportunità di una scelta sostenibile per il nostro pianeta.

ARK’it – Andrea Rossetti architetto

Architetto, designer e viaggiatore, dal 2006 al 2012 vive e lavora a Barcellona dove intreccia collaborazioni con vari studi di architettura e si specializza nella progettazione di strutture ospedaliere e ricettive.
Nel 2012 si trasferisce a Toronto in Canada dove collabora con una tra le piú grandi realtà di interior design della capitale, che gli permette di perfezionarsi nell’ambito residenziale, anche all’interno di complesse strutture multi-piano (high-rise buildings).
Nel 2014 rientra in Italia e diventa parte integrante di ARK’it. Influenze internazionali e cosmopolite, unite alle tendenze contemporanee assieme ad una grande passione per l’estetica ed il dettaglio definiscono il suo modo di fare design e architettura.

Mimetiko Architects – Architettura per i luoghi e lo spazio abitato

Studio di architettura fondato nel 2013 dagli architetti Giuseppe Battistutta e Mauro Cusin.
Lo studio si occupa in particolare di progettazione architettonica residenziale e architettura di interni.
La filosofia di Mimetiko Architects è rivolta alla continua ricerca dello stile architettonico contemporaneo che si adatti alle esigenze del cliente e che al contempo si inserisca con ordine formale nel contesto urbano dell’opera, il tutto con particolare attenzione allo studio dei materiali e dei dettagli.

Via Triestina Bassa 86
30020 / Eraclea / Ve
T +39 0421 302375
E-mail:  info@mimetiko.it