“Se una casa è solo bella, non è più bella. In architettura funzione e contesto si devono combinare con lo stile per raggiungere appieno lo scopo”.
A enunciare questi tre valori fondanti è Paolo Didonè, architetto classe 1983 co-titolare dello studio Didonè Comacchio Architects di Rosà, in provincia di Vicenza. Ogni progetto è un complicato esercizio che deve far convivere con precisione matematica la struttura, l’inserimento nel tipo di ambiente urbano o extraurbano circostante e il concept. Quest’ultimo a sua volta deve risultare dalla sintesi tra le idee del committente e quelle dell’architetto: e più le due visioni combaciano, meglio si svilupperà il progetto. Il processo è quindi intricato, ma sempre sfidante, le variabili in gioco sono molte, e vanno governate, per poter mantenere le linee progettuali lineari e coerenti.
Lo stile al servizio del progetto, mai il contrario.
“Ogni linea che cerchiamo di fare deriva da uno studio approfondito sull’utilità, sul perché serva: ogni cosa ha un significato, se non ce l’ha non serve – dichiara Didonè -.
Le componenti di un progetto sono sempre incastrate, non possono mai essere slegate: è come un’equazione, al variare di un fattore deve variare anche l’altro, non si parte mai solo dalla funzione, come non si parte mai solo dalla “forma” che si vuole dare alla casa: il concept deve sposarsi con la realizzazione, con il contesto e con i futuri inquilini”.
Equilibrio dunque come elemento distintivo.
A Paolo Didonè non piace troppo l’etichetta “minimalista”, proprio perché la visione sua e del suo studio può talvolta apparire minimale, ma in realtà non è così:
“Più che minimal, il nostro è un processo di sintesi, di ottimizzazione del modo di lavorare e degli elementi che andiamo a realizzare. Pochi ornamenti e poche sovrastrutture, ma questo non significa essere minimal. Credo che un termine che ci rappresenti sia equilibrio. Ci vuole il giusto bilanciamento tra tutti i fattori e le variabili: solo allora nasce un bel progetto, se invece uno degli elementi tra funzione, contesto e stile è predominante, si provoca una stonatura, la vista non risulta più gradevole e quindi qualcosa non funziona. Quando non c’è equilibrio non c’è più la bellezza”.
Orizzontalità e il progetto House NF
E se pensando all’equilibrio viene subito in mente una bilancia, non è forse un caso che un elemento ricorrente dei progetti dello studio vicentino sia l’orizzontalità: residenze sviluppate in larghezza piuttosto che in altezza, che rispecchino la vision sia di Didonè e Comacchio, sia quella dei committenti.
Un caso esemplare è quello della House NF, a Bassano del Grappa.
La casa nasce da un’attenta analisi del contesto: l’area, situata ai piedi delle Alpi, propone verso nord un’interessante vista sul Monte Grappa, mentre a sud, sopra le chiome di un lungo uliveto, si può scorgere il centro storico di Bassano del Grappa. L’edificio si snoda su due corti verdi, una di ingresso e una che dà verso il giardino. In mezzo al tetto verde fa capolino un piccolo volume semplice dove trova spazio uno studiolo che si apre su una piccola terrazza panoramica.
“L’house NF – commenta l’architetto – nasce intanto da una assoluta comunanza di intenti: la committente, infatti, è un architetto e quindi fin da subito abbiamo parlato la stessa lingua e già le richieste iniziali erano ben definite. Una cosa su cui ci siamo trovati subito d’accordo era quella di cercare una compenetrazione con il contesto naturale, quindi il verde all’interno della casa. Quella zona, tra l’altro, è super vincolata: non si può piantare neanche un albero, quindi abbiamo voluto valorizzare la pianta, incastonandola in un cortile e creando con una finestra un vero e proprio quadro naturale dinamico, che cambia con la stagionalità e con le diverse condizioni meteo. Inoltre, abbiamo creato un elemento sommitale per enfatizzare la vista sul suggestivo uliveto che c’è a fianco. Non solo: da questo primo piano si ha una vista a 270 gradi che abbraccia il centro storico di Bassano, la Val Sugana, il massiccio del Grappa. Il concept della House NF nasce dalla volontà di valorizzare il verde, di creare un dialogo, ma poi è stato sviluppato insieme alle altre necessità del cliente e tenendo conto dell’intero contesto urbano”.
House NF, riflessione sulla materia
L’house NF ha imposto una riflessione anche sulla materia.
Gli elementi principali scelti sono stati il legno per richiamare la natura circostante, per alimentare il dialogo, e il calcestruzzo a vista, per creare un contrasto di un certo tipo. “In generale – interviene Devvy Comacchio, l’altro titolare dello studio – nel nostro lavoro ci piace sperimentare i materiali e uno dei vantaggi è che ogni progetto è diverso e ci dà la possibilità di provare tante cose diverse. Ogni tipo di superficie ha delle sue peculiarità e ogni contesto può richiamare l’uso di un materiale piuttosto che di un altro. Per noi il materiale è un elemento caratterizzante del progetto e va declinato a seconda di quello che serve, è chiaro che una cosa non va snaturata, ma va interpretata a seconda della sua fruizione finale. Il materiale ti aiuta anche ad esprimere il concetto che vuoi, nel senso che usare un vetro, usare un acciaio, usare un cemento, usare una pietra, usare un legno esprime diversi concetti.”
House NF, la firma di Impronta
“È bello studiare il materiale, capirlo e poi proporlo in base a quello che devi esprimere”.
Abbiamo infatti assistito gli architetti disegnando dei serramenti che si inserissero nel contesto di questa struttura orizzontale, per esaltarne il design e l’intero studio fatto sui quadri dinamici dell’albero, degli ulivi e del Monte Grappa. In particolare, abbiamo fornito due soluzioni in alluminio come Aluxima Plus e Xtravision Plus, linee essenziali che sposano lo stile della residenza, diventando elementi distintivi di House NF.
Una selezione di elementi coesi e di qualità, dunque, pensati per donare ad House NF quell’equilibrio e quell’armonia ricercati. dallo studio Didonè Comacchio Architects.